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Le colline delle Langhe sono da secoli terra di vini di alta qualità grazie al microclima e al terroir che rendono questa zona particolarmente adatta alla produzione enologica. È proprio in questa storica regione piemontese, nel comune di Neviglio, che è incastonata Cascina Baricchi.

La nostra storia inizia nel 1979 quando Giovanni Simonetta acquista la tenuta che darà vita, alla fine degli alla ’80, alla prima etichetta; prima di una lunga serie di sperimentazioni che porterà alla nascita di vini unici per un territorio legato alle tradizioni. Nel 1996 le redini di Cascina Baricchi sono affidate a Natale Simonetta, figlio di Giovanni, che darà all’Azienda la sua pennellata personale.

Le colline da cui prendono energia le vigne di Cascina Baricchi sono formate da un fondo di terra chiara, ideale per la produzione di vini di alta qualità e da invecchiamento. Il terroir perfetto è completato dalla conformazione della morfologia delle colline che crea un microclima davvero unico. In particolare i vigneti sono rivolti a sud in modo da essere baciati dal sole per gran parte della giornata e subire, durante la notte, alti sbalzi termici che permettono di ottenere vini di profumi eleganti con una perfetta maturità dei tannini.

Un territorio il cui mantra è la bellezza della natura che riversa la sua magia in ogni bottiglia di Cascina Baricchi.

Cascina Baricchi: la filosofia in vigna e in cantina

A Cascina Baricchi trattano la vigna con la stessa cura e attenzione con cui si tratta una persona, favorendo il più possibile trattamenti naturali rispettando l’ambiente e le piante. Lo scopo di questi trattamenti è esclusivamente di aiutare la pianta quando ne ha veramente bisogno in modo da farla crescere in maniera forte rispettando la natura.

Anche in cantina il modo di lavorare è basato sul buon senso prediligendo prima di tutto l’igiene e la pulizia degli ambienti. Nessuna attività del processo di lavorazione è lasciata al caso ma ogni anno i vini sono differenti in quanto assorbono le caratteristiche peculiari dell’annata. A Cascina Baricchi si preferisce assecondare il naturale svolgere degli eventi riuscendo a trasportare nel bicchiere la storia dell’annata e non avere sapori standard e omologati.

Interessante è la gestione del legno differente per i vari vini in modo che le botti affinino il prodotto senza snaturarlo. Il ricambio delle barrique è oculato e vengono inserite in cantina a piccole dosi in modo che non facciano troppo sentire il loro effetto di cessione del legno. Per il barbera si utilizzano barrique tra i 10 e 20 anni di età, mentre per il nebbiolo tonneau da 500 litri non tostati e piegati al vapore.

Cascina Baricchi: la varietà dei vini

Cascina Baricchi è rinomata per la grande varietà di etichette disponibili molte delle quali originali per la zona. Ricordiamo che ci troviamo in un territorio la cui tradizione predilige il moscato e i grandi vini rossi ma la carta dei vini della cantina riflette la mentalità innovativa, degna di un esploratore di altri tempi, di Natale. Nel tempo ha sperimentato e inventato vini che lo affascinassero e che avessero un quadro olfattivo unico prima con le bollicine da pinot nero e poi con spumanti da nebbiolo vinificato in rosé. Anche il suo moscato non poteva essere il classico vino della zona di pronta beva ma doveva comunicare complessità e unicità.

Dopo un viaggio in Austria presso il produttore Kracher, specializzato in vini dolci, Natale si innamora degli icewine. I vini del ghiaccio sono prodotti con uva lasciata sulla vite nei mesi invernali sotto la neve in modo che acquisiscano lentamente complessità e una forte carica aromatica insieme a un ottimo bilanciamento tra dolcezza e acidità.

Inizia così la sperimentazione in azienda dedicando una piccola vigna di moscato alla produzione di vini da uva ghiacciata. Il risultato è il Solenne, un singolare “icewine del Sud”, ricco, complesso e potente.

Regina di Felicità è un vino spumante prodotto con mosto fresco e un blend di icewine di diverse annate in modo da dare una certa continuità del sapore e allo stesso tempo una preziosa complessità aromatica.

Et Voilà, bollicine prodotte da pinot nero che subiscono un lungo affinamento di 6 anni sui lieviti. Dopo la sboccatura la bottiglia viene rabboccata con lo stesso vino e riposo in bottiglia altri 12 mesi.

Visages de Canailles, spumante rosé 100% nebbiolo prodotto con il 70% di vino dell’annata in corso e il rstante 30% è una cuvée di 5 annate diverse.

Jamais, vino spumante prodotto da pinot nero e uva che proviene da una piccola vigna in cui sono coltivati diversi vitigni: Chardonnay, Sauvignon Blanc, Viognier, Riesling e Chennin blanc.

Revolution, è un “vino da strada”. Vino spumante metodo classico da uva Syrah che vuole riprodurre l’idea del lambrusco.

0 – 30 (zero-trenta). Il nome è legato al fatto che questo vino rimane per 30 mesi ad affinare nel legno sulle proprie fecce. Prodotto con uve Timorasso, Chardonnay, Riesling, Sauvignon e Viognier vendemmiate tardivamente in modo da ottenere una piena maturazione fenolica accompagnata da una grande mineralità e acidità.

Cascina Baricchi: i vini tradizionali

Cascina Baricchi non è solo sperimentazione e bollicine ma completano la scuderia dell’azienda una ricca gamma di vini tradizionali legati al territorio.

Dolcetto d’alba, è da sempre un vino specchio del territorio considerato il vino da tutti i giorni, con una intelligente gradazione alcolica che possa accompagnare il pasto quotidiano.

Barbera, vitigno versatile che ha la capacità di adattarsi al territorio e di assorbirne le caratteristiche permettendo la produzione di vini con caratteristiche diverse da vini giovani a vini da lungo invecchiamento, complessi, fini ed eleganti.

Barbaresco, un classico (100% nebbiolo) in cui si ritrova nel bicchiere tutto il sapore del territorio, ogni anno con la sua pennellata unica.

Per maggiori informazioni sui vini di Cascina Baricchi visita il sito dell’Azienda: http://www.cascinabaricchi.com/

La storia dei vini di Gianni Gagliardo ha radici antiche e bisogna risalire alla metà del 1800 quando per la famiglia Colla, una delle più antiche e rinomate del Barolo, fare il vino era un’arte e una passione. Col passare del tempo i vini prodotti da questa famiglia diventano sempre più conosciuti e raccontano in pieno la vera anima del territorio.

Nel 1973, con il matrimonio tra  Marivanna Colla e Gianni Gagliardo, l’Azienda vinicola acquista nuova creatività e nuove competenze. Gianni infatti, inizia a studiare ogni appezzamento, apprende le caratteristiche del suolo e del territorio, e porta ad 11 le vigne da cui viene prodotto il vino che in seguito prenderà il suo nome.

È proprio la grande varietà dei terroir da cui provengono le uve dei vini dei Poderi di Gianni Gagliardo ad essere la caratteristica unica del sapore e degli aromi di queste bottiglie. Si tratta di 11 piccoli appezzamenti, per un totale di 30 ettari vitati, sparpagliati tra i comuni di La Morra, Barolo, Monforte d’Alba e Serralunga d’Alba per quanto riguarda la zona di Barolo e il comune di Monticello d’Alba nel Roero.

Ogni vigneto ha un ambiente pedoclimatico particolare, complesso ed irripetibile e, proprio per rispettare le sue caratteristiche uniche, ogni appezzamento viene vendemmiato e vinificato separatamente. Inoltre, per far risaltare le peculiarità dei singoli vigneti, non vengono aggiunti lieviti ma vengono utilizzati solo quelli già presenti nelle uve.

L’assemblaggio dei vini avviene solo in un secondo momento in modo da inserire in ogni bottiglia un blend unico capace, dopo un attento affinamento in botti di rovere, di rendere indimenticabile ogni sorso.

Per ottenere vini di così alto livello è necessaria un’attenzione particolare a tutte le fasi di produzione del vino. Si parte dalla vigna che viene attentamente curata, quindi la vendemmia in cui si effettua una selezione delle uve da raccogliere ed infine la vinificazione in cantina in cui, oltre ad usare solo lieviti indigeni, non si effettua la filtrazione ma solo un illimpidimento grazie ai freddi inverni di queste colline. Inoltre si cerca di limitare in cantina l’utilizzo di macchinari e pompe, che rischiano di compromettere le caratteristiche organolettiche del vino, e sfruttare al massimo la forza di gravità per il trasferimento del prodotto.

La selezione dei vini di Poderi Gianni Gagliardo

I Poderi Gianni Gagliardo si presentano sul mercato con un’ampia scelta di bottiglie che raccontano in pieno le caratteristiche uniche e particolari dei territori di Barolo e Langhe. L’uva principe è sicuramente il Nebbiolo, in tutte le sue sfaccettature, anche se non mancano piacevoli sorprese a base Barbera, Dolcetto e Favorita.

Preve – Barolo DOCG e Barolo Riserva DOCG

Le uve con cui prende vita il Barolo Preve nascono principalmente nel vigneto di Lazzarito di Serralunga d’Alba, proprio per trasferire al vino tutte le caratteristiche uniche di questo appezzamento. Naso variegato,  si apre con eleganti sentori speziati e di frutta rossa matura. In bocca è complesso con un gusto netto che fa sentire tutta la forza del vitigno e del territorio. Persistenza molto lunga con ritorni speziati.

Il Barolo Preve Riserva viene prodotto solo in grandi annate che ne giustificano il carattere unico. In questo caso l’affinamento in bottiglia prolungato regala alla bottiglia una complessità e varietà di sapori da posizionarlo tra i migliori Barolo in commercio.

Serre – Barolo DOCG

Il Barolo Serre è un blend di vini che provengono da diversi vigneti (Monforte d’Alba, Barolo e Serralunga d’Alba) ognuno artefice nel creare una complessità organolettica variegata. Al naso siamo accolti da aromi di fiori secchi, frutta rossa e speziatura di pepe e chiodi di garofano. In bocca si fa sentire il suo importante grado alcolico che risulta comunque ben bilanciato con le altre caratteristiche del vino. Chiusura piacevolmente sapida nel finale.

La Matta – Barbera d’Alba Superiore DOC

Le vigne della Barbera d’Alba La Matta si trovano nelle colline di Monforte e Monticello d’Alba e donano al bicchiere profumi di frutta rossa, speziati e leggermente balsamici. In bocca l’alcolicità e l’acidità sono piacevolmente bilanciati e si supportano fino alla chiusura.

Per maggiori informazioni sui vini visita il sito dell’Azienda Poderi Gianni Gagliardo.

Acquista i vini dell’Azienda Poderi Gianni Gagliardo sul sito Byvino.

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Parlare dei vini di Giuseppe Cortese significa immergersi in un territorio, quello delle Langhe, che regala vini di altissimo pregio e in un modo di fare il vino legato al passato e alle tradizioni.

La storia di questa Azienda vinicola ha inizio negli anni sessanta, quando il Barbaresco era appena diventata una DOC ed ancora non aveva varcato le Alpi. È proprio in questi anni che Giuseppe Cortese inizia ad interessarsi di vino e a coltivare le vigne in una zona che poi sarebbe diventata un cru d’eccellenza: il Rabaja.

La scommessa viene vinta e nel 1971 escono da questo vigneto le prime bottiglie di Barbaresco che ancora oggi troviamo immutate, in termini di qualità e tipicità, negli scaffali delle migliori enoteche.

Naturalmente la voglia di migliorare ed ampliare la gamma dei vini non finisce mai e con il tempo vengono acquisiti altri vigneti adiacenti e in zone limitrofe, Trifolera, per iniziare a produrre altre tipologie di bottiglie (Chardonnay, Dolcetto e Barbera) dalla qualità sempre elevata.

Il Barbaresco Giuseppe Cortese e il nebbiolo

Non possiamo apprezzare al meglio le bottiglie di Barbaresco dell’Azienda  Giuseppe Cortese senza tralasciare l’uva principe da cui viene prodotto: il Nebbiolo.

Questo vitigno, che riesce a dare risultati così eccellenti solo in queste zone se sapientemente coltivato e gestito, riesce a produrre vini eleganti, complessi dal punto di vista organolettico, dalla struttura possente e da una longevità che a volte lascia stupefatti.

Sicuramente non è un vitigno semplice da ascoltare soprattutto in una zona dove il clima, sempre vario ed imprevedibile, incide notevolmente sulla qualità del prodotto finale. Ma sono proprio le condizioni pedoclimatiche sempre diverse che, se vengono interpretate nel modo corrette dal vignaiolo, riesco a regalare vini di qualità sempre differenti e che sono la vera espressione di ogni singola annata.

La gamma dei vini di Giuseppe Cortese

L’Azienda Giuseppe Cortese si presenta sul mercato con un’ampia gamma di bottiglie in modo da proporre tutte le variegate caratteristiche del territorio: Barbaresco, Barbera, Dolcetto d’Alba, Chardonnay e Nebbiolo.

Il Barbaresco Rabajà è il prodotto di punta e le sue uve provengono dai vigneti più vocati del cru omonimo dove la corretta esposizione (sud, sud-ovest) permette una lenta e perfetta maturazione delle uve. Il connubio tra corrette condizioni pedoclimatiche, vigne vecchie (40 anni) ed affinamento superiore al disciplinare permette di ottenere vini eleganti, equilibrati e molto longevi. Non bisogna stupirsi se questo vino mantiene le sue qualità intatte per oltre venti anni dall’imbottigliamento.

Il bicchiere è bagnato da un colore granato classico mentre al naso si presenta con sentori importanti di speziatura e di sottobosco che vengono anticipati da note fresche ed eteree. In bocca esprime la sua imponenza riempiendola di note robuste, in totale equilibrio con l’esame olfattivo, impreziosite da un’ottima mineralità. Lungo ed interminabile.

Il Barbera d’Alba Morassina è un vino che esprime in pieno le caratteristiche del vitigno (rosso rubino impenetrabile, pieno, intenso e fresco) supportato dal giusto invecchiamento in botte. Si presenta con profumi eleganti di frutta rossa matura con una spalla acida della giusta importanza.

Il Dolcetto d’Alba Trifolera è un vino elegante con intensi profumi fruttati e vegetali. In bocca risulta equilibrato e perfettamente bilanciato in tutte le sue componenti. Finale piacevolmente lungo.

Il vino bianco prodotto dall’Azienda Giuseppe Cortese è uno Chardonnay di estrema bevibilità e con una spiccata mineralità legata al territorio. Nel complesso equilibrato ed elegante.

Per maggiori informazioni sui vini visita il sito dell’Azienda Giuseppe Cortese.

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L’antico palazzo dell’800 nel cuore del centro storico del comune di Barolo è un’icona tangibile della lunga tradizione dell’Azienda Fratelli Barale, così come le numerose medaglie vinte negli anni che sono ricordate nel loro stemma.

In particolare, per ritrovare le origine dei loro vini, bisogna risalire ai primi anni del 1600 quando la famiglia era già proprietaria di alcuni vigneti che sono tuttora simbolo dell’alto livello qualitativo dei vini del Barolo. Inoltre, la presenza in questo territorio, ha permesso all’Azienda Fratelli Barale di essere testimoni, nel 1870, a quella rivoluzione che diede origine alla leggenda del vino Barolo ad opera di Camillo Benso Conte di Cavour e dei Marchesi Falletti.

La lunga storia di viticoltori gli ha permesso di affinare col tempo la qualità dei vini e di giungere fino ai giorni nostri con prodotti di alta qualità che fanno ritrovare in ogni bottiglia la tradizione e il sapore del territorio. Non mancano, tuttavia, innovazioni ed esperimenti come il Metodo Classico “Sulle Langhe” a base di Pinot Nero che giunge sulle nostre tavole dopo 24 mesi di affinamento sui lieviti.

Oggi la produzione si assesta sulle 80.000 bottiglie annue con le uve che provengono da circa 20 ettari di vigneto (che si trovano nelle zone più vocate dei comuni di Barolo, Monforte d’Alba e Bussia) e che vengono affinate sulle antiche cantine accanto al palazzo sede dell’Azienda in Barolo.

I vini “Tradizione” e “Selezione Sergio Barale”

I vini dell’Azienda Fratelli Barale, per rimanere fedeli alla loro antica tradizione, ricordano da vicino le caratteristiche del territorio da cui provengono ed anche l’intero processo di produzione e affinamento è volto all’ottenimento di vini armonici ed equilibrati che li lega al proprio vitigno di origine.

La gamma dei vini Tradizione Fratelli Barale

La gamma dei vini “Tradizione” sono simbolo dell’Azienda e sono frutto di uve che dimorano nei migliori vigneti della zona piantati più di quaranta anni fa. Fanno parte di questa linea:

Barolo Castellero, Barolo Cannubi Barolo Vendemmia Barnaresco Serraboella, Barolo Chinato.

La linea Selezione Sergio Barale

La linea “Selezione Sergio Barale” raccoglie le bottiglie prodotte dai vigneti con le esposizioni ottimali per dare vini di altissimo livello:

Barbera D’alba Superiore “La Preda”, Dolcetto D’alba Bussia, Barolo Bussia, Metodo Classico “Sullelanghe”.

Barolo Bussia

Le uve della Barbera D’alba Superiore “La Preda” trovano dimora sulla parte più alta dei vigneti di Castellero e vengono raccolte tardivamente, e con rese molto basse, al fine di regalare al vino i suoi tratti unici e ben caratteristici.

Il Dolcetto D’alba Bussia viene prodotto da una varietà particolare di uva, il Dolcetto dal peduncolo rosso, in vigneti piantati sulla parte più fresca della collina.

Il Barolo Bussia, piantato nell’omonimo e sempre apprezzato cru, proviene da un clone particolare di Nebbiolo in grado di riproporre in bottiglia tutte le caratteristiche uniche del territorio. Si tratta di un Barolo “tradizionale”, affinato in grandi botti di rovere francese, che regala alla vista un bel colore rosso rubino impreziosito da pennellate aranciate. Al naso regala sentori di frutta matura, note piacevolmente speziate e decisamente complesse. In bocca esplode in tutta la sua armonia, con tannini presenti ma eleganti e con un finale che sembra non finire mai.

Per maggiori informazioni sui vini visita sito dell’Azienda Fratelli Barale.

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Per descrivere i vini prodotti da Marco Burdisso non si può prescindere dal territorio in cui questi vini nascono ed evolvono. Ci troviamo infatti nel cuore delle Langhe, territorio che ha una lunga tradizione nella coltivazione delle uve e produzione del vino di qualità.

Parlando di Langhe vengono in mente vini importanti che reggono bene l’invecchiamento e l’affinamento in cantina, anche se il Dolcetto è da sempre un’uva tradizionale di queste terre che ha seguito l’uomo nella sua storia e nelle sue alterne vicende.

In realtà il Dolcetto non è un’uva particolarmente generosa nella produzione o resistente alle malattie, ma è sempre stata una compagna fidata dei contadini che venivano ricompensati dalla inusuale dolcezza dei suoi frutti.

È proprio su queste colline ricche di castelli e su cui si sono combattute antiche battaglie che nascono i vini di Marco Burdisso e della sua azienda vinicola, piccola, ma che offre prodotti di grande qualità.

L’Azienda, nata nel 1922, con il tempo si espande e si specializza in vini dalle caratteristiche organolettiche che ricordano in pieno il territorio dove nascono come il Langhe Dolcetto Linea Nera 2012 i cui vigneti si trovano nelle zone più vocate alla produzione del vino Dolcetto.

Langhe Dolcetto Linea Nera 2012

Langhe Dolcetto Linea Nera 2012

Versandolo nel bicchiere si viene subito colpito dal suo colore rosso rubino con una bellissima unghia violacea trasparente. Le lacrime che bagnano le pareti del bicchiere sono abbastanza fitte e lente nello scorrere e fanno presagire ad una struttura interessante che ritroveremo in bocca.

Al naso il primo impatto è di un sentore vinoso, che ricorda i vini giovani, accompagnato da note di frutti rossi maturi.

In bocca i tannini sono eleganti e piacevoli sostenuti da una buona freschezza. Il finale regala le caratteristiche organolettiche classiche del vitigno con un retrogusto piacevolmente amaro.

La sua gradazione alcolica di 12% lo rende un vino abbinabile ad un gran numero di piatti della cucina regionale.

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Ci troviamo in Piemonte, territorio storico per la produzione di vino di qualità, e precisamente tra le verdi colline di Langhe, Monferrato e Roero. Da queste parti il vino si produce da sempre, la tradizione la fa da padrona e non è facile portare novità, pensare e soprattutto agire in modo unico e lontano dai luoghi comuni.

Fatte queste premesse è strano e singolare trovare un produttore che, pur avendo sempre respirato quest’aria di tradizione fortemente radicata nel passato, parla di “andare contro corrente” e pensare al vino in modo diverso percorrendo strane nuove e mai battute.

Ma, come spesso avviene, sono proprio queste strade che permettono di scoprire nuovi mondi e nuovi sapori che altrimenti rimarrebbero nascosti o solo di sottofondo.

Il Piemonte secondo Gabriele Scaglione

Ostinatamente etichetta

“Ostinatamente” è il modo originale di interpretare il territorio da parte di Gabriele Scaglione e la sua filosofia enologica si nota già dal nome del vino.

Il produttore di “ostina” a presentare annate precedenti a quella attuale e ci “costringe” a degustare vini in modo diverso dal solito proprio per scoprire quelle qualità organolettiche da sempre presenti nel territorio ma rimaste nascoste troppo a lungo.

Fortunatamente siamo accompagnati nel nostro viaggio da un maestro di vigna e di cantina che, come un moderno Virgilio di dantesca memoria, ci prende per mano e ci fa lentamente scoprire nuovi profumi e sapori.

Ostinatamente: la degustazione

Ostinatamente

Ostinatamente è un vino prodotto da uve arneis e, dopo un’attenta vendemmia manuale, viene sottoposto ad un affinamento in acciaio per 10 mesi. Sicuramente la scelta dell’acciaio è dovuta al fatto di voler conservare al meglio le caratteristiche del territorio e ribaltarne nella bottiglia senza stravolgimenti inopportuni.

Il bicchiere viene invaso di un bel giallo paglierino intenso che, insieme agli archetti che lentamente scorrono sulle pareti di vetro, preannuncia aromi e sapori di una certa complessità. Al naso siamo subito colpiti da un’ondata di freschezza e di aromi floreali e agrumati intensi ma delicati nella forma. All’esame gustativo la prima impressione è di una certa morbidezza che avvolge il palato (ed ora si capisce il motivo degli archetti che avevamo notato nell’esame visivo) per poi lasciare spazio all’austerità e all’eleganza del territorio. I suoi 13 gradi di volume alcolico sono ben amalgamati con le altre caratteristiche organolettiche del vino rendendolo, nel complesso, ben equilibrato e perfettamente abbinabile con piatti delicati.

Per maggiori informazioni sui vini di Gabriele Scaglione visita il sito del produttore.

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La storia vinicola della famiglia Accornero inizia più di un secolo fa grazie al duro lavoro e all’intraprendenza di Bartolomeo Accornero che, nel 1897, acquistò la Cascina Ca’ Cima ed avviò la produzione di vini che ancora oggi accompagnano i nostri pasti e che continuano a strappare premi ed approvazioni dagli esperti del settore.

Per gli amanti della geografia ricordiamo che ci troviamo in Piemonte, e precisamente nel Monferrato, al centro del triangolo immaginario tra Casale Monferrato, Asti ed Alessandria in una terra ricca di tradizione e di storia.

Essendo punto di passaggio strategico tra la Pianura Padana e i porti del Mar Ligure queste zone sono state per secoli scenario di guerre e battaglie cruente e, passeggiando tra le colline e i boschi, ci rendiamo conto del suo passato burrascoso per i numerosi manieri e castelli disseminati sulle alture del territorio a vigile protezione di queste terre.

Processi di vinificazione tradizionali

E proprio nel comune di Vignale Monferrato hanno sede Ca’ Cima e i vigneti dell’Azienda Accornero suddivisi su 20 ettari di terreno coltivato esclusivamente in modo biologico rispettando la natura, la tradizione, l’uomo e i vini che vengono prodotti.

La tradizione e il rispetto del passato si respira anche in cantina dove, accanto alle botti di legno e ai processi di vinificazione tradizionali, sono stati affiancate le più moderne attrezzature enologiche.

Accornero e i suoi vitigni: Grignolino e Barbera

Accornero e i suoi vitigni

Quando si racconta la storia della famiglia Accornero non si possono dimenticare i vitigni principali dell’Azienda, ossia il Grignolino e la Barbera, e la tenacia nel voler produrre vini di qualità con queste uve per lungo tempo dimenticate o relegate a produrre vini beverini e di scarsa struttura.

Per quanto riguarda il Grignolino si tratta di una piacevole riscoperta in quanto, alla fine dell’800, era un vitigno molto considerato grazie alla sua capacità di produrre vini di alta qualità. Lo stesso Umberto I di Savoia ne elogiava il valore e ne apprezzava le caratteristiche.

Poi con il tempo, a causa della sua spiccata personalità di non semplice lettura per le masse e alle sue basse rese di produzione, è stato dimenticato a favore di altri vitigni di più facile beva fino ad essere ultimamente riscoperto e riportato alle sue antiche glorie.

Luigi Veronelli lo aveva definito un vino “anarchico ed individualista” proprio per enfatizzare il suo carattere particolare ed unico che lo rende comunque molto versatile. Infatti è un vino da tutto pasto ma che si abbina molto bene con il pesce, consumato freddo è ottimo come aperitivo ma allo stesso tempo, grazie ai suoi tannini eleganti ma incisivi, è capace di ripulire la bocca da cibi più strutturati.

Accornero Grignolino del Monferrato Bricco del Bosco Vigne Vecchie

Dal Vigneto Bricco del Bosco provengono le uve Grignolino usate per produrre questo cavallo di razza che ormai da anni sale sul podio delle migliori riviste e guide di vini. Imbottigliato in un esiguo numero di pezzi che raramente supera le mille unità, è un vino che viene affinato 30 mesi in tonneaux di rovere e 2 anni in bottiglia.

Nel bicchiere assume un colore rubino che vira all’aranciato sull’unghia trasparente. Il naso elegante regala aromi variegati di frutti di bosco, speziature dolci e fiori viola. In bocca esprime la sua complessità e struttura con una lunga persistenza. Probabilmente un vino non semplice da tradurre ma che regala forti emozioni a chi è in grado di leggere la sua eleganza.

Accornero Barbera del Monferrato Bricco Battista

Anche il Barbera è un vitigno strettamente legato al Monferrato e la sua presenza storica è testimoniata da alcuni documenti che risalgono al 1249. Nel corso dei secoli è diventato il vitigno più coltivato in Piemonte, grazie alle sue alte rese e alla sua resistenza alle muffe e agli agenti atmosferici, ma si è fatto ben presto la fama di vino semplice da tutto pasto.

È solo grazie alla tenacia e alla lungimiranza di alcuni produttori, primo fra tutti Accornero, che si è capito che il vitigno Barbera poteva regalare vini strutturati da invecchiamento in grado di competere con i più blasonati vitigni della regione.

Dai migliori vigneti dell’Azienda Accornero prende vita la Barbera del Monferrato Bricco Battista. La qualità del vino è frutto di una bassa resa per ettaro e dal carattere unico del territorio (calcareo-argilloso) in cui le vigne dimorano da lunghi anni.

Per conoscere meglio l’interpretazione del vitigno Barbera da parte dell’Azienda Accornero, sicuramente non c’è voce più diretta di quella del produttore nel video seguente:

Per maggiori informazioni sui vini della famiglia Accornero visita il sito dell’Azienda.

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<< Un vino bianco fresco e gioioso che parla di profumi estivi…gelsomino, pesche. La carica fresca dell’Anthilia è come la canzone “Sina di Djavan”. Chiudete gli occhi,…sentitelo… Pai e mãe, Ouro de mina, Coração, desejo e sina, Tudo mais pura rotina jazz…  >>

Benvenuti nella prima degustazione di note e di vino della storia. Una degustazione dove ad ogni vino viene abbinato un brano musicale in un connubio perfetto di melodie e di sapori. Note e sensazioni che si rincorrono, si sfiorano, si allontanano di nuovo e dopo avere pizzicato ciascuno il proprio senso preferito (udito e gusto) si rincontrano nell’anima lasciandoci come regalo un retrogusto unico.

Le degustazioni musicali sono un’invenzione di Donnafugata, azienda che con i suoi vini ha fatto conoscere la Sicilia di qualità a tutto il mondo. Già il nome ci riporta ad altri tempi e ad altre sensazioni. Donnafugata, ovvero “donna in fuga“, deriva dalle vicende della regina Maria Carolina, moglie di Ferdinando IV di Borbone, che fuggì da Napoli per l’arrivo delle truppe napoleoniche e si rifugiò in quella parte della Sicilia dove oggi si trovano i vigneti. La regina viene ricordata nel logo aziendale dove in ogni bottiglia è raffigurato il volto di una donna con i capelli al vento.

Donnafugata tra musica e vino

Donnafugata Music&Wine Live

Donnafugata non è solo passione per la storia, per la Sicilia e per il vino. Ormai da anni organizza varie iniziative che cercano il perfetto connubio tra musica (jazz e brasiliana) e degustazioni di alta qualità. Le sue cantine hanno ospitato concerti di noti jazzisti e hanno ascoltato Journey to Donnafugata, una rivisitazione in chiave jazz delle musiche del Gattopardo. Infine nel 2002 nasce Donnafugata Music&Wine Live, un’esperienza multisensoriale che abbina ad ogni vino un brano musicale il cui andamento ritmico accompagna le sensazioni della degustazione. E per esaltare al massimo l’atmosfera, le registrazioni delle degustazioni musicali sono fatte direttamente nella barriccaia facendo così rimbalzare le note sulle botti del vino che si degusta.

La vostra prima degustazione musicale

Se volete provare la vostra prima degustazione musicale, ecco tutti gli ingredienti per un perfetto viaggio tra i vini rossi di Donnafugata accompagnati dalle musiche del Gattopardo in chiave jazz.

acquistate una bottiglia di Angheli, una di Tancredi ed una di Mille e una Notte; scaricate i 7 minuti di musica scelti per questa degustazione musicale guidata dalla voce di José Rallo (www.donnafugata.it); scaricate (o semplicemente visionate) le “tasting notes” con gli abbinamenti vino-letteratura; apparecchiate la tavola con bicchieri da degustazione; predisponetevi all’ascolto delle note del vino e della musica, seguendo le indicazioni della voce guida; provatelo una prima volta da soli prima di convolgere i vostri amici. 

Buon ascolto e buona degustazione

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Pali antropomorfi

Parlare dei vini di Anna Maria Abbona vuol dire immergersi in un territorio ricco di storia e di tradizioni, dove il legame tra uomo e vigna si perde negli ancestrali ricordi del passato. Siamo nelle Langhe, in quella zona del Piemonte meridionale disseminata di colline e di castelli, dove il vino si produce da sempre pur avendo accanto un vicino impegnativo dal calibro del Barolo.

Il legame ancestrale tra uomo e vigna si può comprendere grazie al ritrovamento di due pali antropomorfi che un tempo erano posti a guardia dei filari di vite. Questi menhir riportano alla mente antichi riti pagani quando uomo e natura vivevano in simbiosi e in religioso rispetto.

Le origini dell’Azienda

La storia di questa azienda vinicola nasce alla fine degli anni ottanta quando Anna Maria decide di tornare alle sue origini e riprendere a “fare vino”. La sua non è stata una scelta venuta dal cielo ma poggia su una salda tradizione di famiglia, avendo suo nonno iniziato a piantare vigne e a produrre vino, ed adesso spetta a lei, ogni anno, a far uscire dalla propria cantina vini unici e di alta qualità.

Le langhe

Naturalmente non si può parlare di Langa senza nominare il dolcetto, vitigno autoctono che ha trovato in queste colline la sua casa ideale dove crescere e produrre vini dal patrimonio organolettico perfettamente riconducibile al territorio. Ovviamente è stato facilitato dalle caratteristiche di base di queste colline che le fanno naturalmente vocate alla produzione di vini di qualità, ma bisogna dare il merito ai viticoltori locali ad aver creduto nel dolcetto e non essersi fatti influenzare da suadenti sirene o pifferai magici fautori dei vitigni internazionali.

Inizialmente usato come vino da tavola e di facile beva, si è scoperto che anche il dolcetto, se coltivato nel modo corretto e facendo esprimere al meglio il territorio che lo ospita, può dare vini importanti, longevi, strutturati ma allo stesso tempo freschi e profumati.

Unica pecca che ne frena la diffusione è il nome “dolcetto” che riporta alla mente sapori zuccherini da fine pasto, mentre il prodotto è secco e da perfetto abbinamento cibo-vino. Ma, come afferma Anna Maria Abbona, i nostri nonni che coltivavano la terra non conoscevano il marketing e gli hanno dato un nome che ricordasse il sapore dolce dell’uva.

Anna Maria Abbona e il dolcetto di Dogliani

DOGLIANI SAN BERNARDO

Anna Maria Abbona produce il dolcetto in varie bottiglie differenti proprio per esaltare il carattere tipico ed unico del territorio in cui le singole vigne sono piantate. Prendendo a prestito una parola francese, è stato portato nelle Langhe il concetto di “cru”.

DOGLIANI DOCG “SAN BERNARDO”

Il vino prende il nome dal vecchio vigneto posizionato, ad alta quota, sotto la cappella dedicata a San Bernardo. La maturazione del vino avviene, per due anni, in botti di roveri da 25 hl ed esprime al massimo la sua qualità dopo qualche anno di invecchiamento.

È un vino complesso e poggia su una solita struttura organolettica che si apre lentamente e altrettanto lentamente esprime le sue grazie. Ricco di sostanza risulta in bocca equilibrato con un finale che sembra non finire mai.

DOGLIANI DOCG “MAIOLI”

Il DOGLIANI “MAIOLI” prende vita dal più vecchio vigneto a disposizione dell’azienda, con rese per ettaro molto basse che regalano un prodotto unico.

Al naso si apre con aromi di frutti di bosco e pennellate speziate di una eleganza estrema. Una volta entrato in bocca si apre in tutto il suo calore invadendo le papille gustative con la sua interminabile potenza.

DOLCETTO DI DOGLIANI “SORÌ DIJ BUT”

Il dolcetto di Dogliani “SORÌ DIJ BUT” viene prodotto con un sapiente assemblaggio di uve provenienti da vigneti dalle caratteristiche differenti, ognuno che esprime al meglio il proprio terroir di origine.

Il naso è immediato con sentori di fiori e frutti rossi, mentre la bocca è stuzzicata  dal suo tannino elegante ma che fa sentire la sua presenza.

Per maggiori informazioni sui vini di Anna Maria Abbona visita il sito del produttore.

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Pesce con il vino bianco, carne con il rosso e l’abbinamento cibo-vino è servito. Ma noi siamo stravaganti, ci vogliamo distinguere dagli altri e siamo sempre alla ricerca di abbinamenti particolari e mai provati. Quanti di voi hanno mai pensato di abbinare un vino ad un fantasma? Forse nessuno, ma tranquilli, con il nostro aiuto non avrete problemi a degustare un bel bicchiere di vino di fronte a spettri, presenze e ghostbusters.

Iniziamo la nostra caccia ai fantasmi in Umbria e precisamente nel Castello di Macereto, in provincia di Perugia nei monti Sibillini, nelle vicinanze del paese di Tavernelle (da non confondere con il Tavernello). Abbiamo dato le indicazioni precise così non rischiate di perdervi e di sbagliare fantasma.

Si racconta che il luogo sia infestato da un esercito di soldati e cavalieri in assetto da battaglia, intenti a scendere le scalinate del castello illuminati soltanto dal chiarore della luna. L’apparizione contiene elementi particolarmente tenebrosi, in quanto le figure umane hanno occhi incavati e ossa in bella mostra.

Come mai così tanto traffico spettrale? Il Castello di Macereto non si poteva accontentare di un semplice fantasma solitario? La storia racconta che il castello e il vicino borgo vennero ferocemente saccheggiati nel Quattrocento dal luogotenente Ciarpellone e le visioni che si materializzano di notte sono un lontano ricordo di quei saccheggi.

Il territorio

Affacciandoci dalla torre del castello possiamo intravedere in lontananza, nelle giornate limpide, un promontorio che si affaccia sul lago Trasimeno, definito con un pizzico di grandiosità “il mare chiuso dell’Umbria”. È questa Castiglione del Lago, terra d’elezione dei vini del Duca della Corgna.

Dalla rocca del paese, stavolta senza fantasmi, il colpo d’occhio è eccezionale e il nostro sguardo si perde lungo il promontorio che sfuma dolcemente verso il lago circondato dalle verdi colline di vigneti.

Questo lembo di terra è ricco di storia, qui dominava nel rinascimento il duca Ascanio della Corgna, capitano di ventura, che con le sue celebri gesta fece conoscere questi luoghi in tutta europa. È qui che nascono i vini della cantina che da questo nobile personaggio prende il nome.

I vini Duca della Corgna

Duca della Corgna

Il Duca della Corgna è una linea legata al passato e alla storia di questa bellissima terra, ma allo stesso tempo guarda al futuro con l’adozione di tecniche di coltivazione innovative e importanti investimenti in cantina con l’utilizzo di attrezzature enologiche all’avanguardia. Questi sono gli ingredienti che hanno fatto di questa azienda una delle realtà più interessanti del luogo. Ed è proprio il legame con il territorio, reso ancora più stretto dall’utilizzo di vitigni tradizionali dei Colli del Trasimeno (grechetto e gamay perugino), una delle caratteristiche fondamentali dei vini Duca della Corgna.

Divina Villa Etichetta Nera

Divina Villa Etichetta Nera

Trasimeno Gamay DOC, 100% di Gamay Selezione Umbria.

Vino prodotto in vigneti con un’età media di 10-30 anni posti in terreni argillosi e sabbiosi, le cui uve vengono raccolte leggermente surmature per facilitare la solubilizzazione delle sostanze estrattive. Il Divina Villa Etichetta Nera  viene affinato circa 12 mesi in barriques di rovere francese e quindi altri 7 mesi in bottiglia.

Rosso rubino cupo ed intenso. Al naso l’aroma e il bouquet sono quelli di bacche selvatiche e frutta di sottobosco. Chiude con rimandi vegetali mentre svela un palato dal tratto elegante e di sostanza. Varietale nelle note di frutta rossa e spezie fini. Ideale su carni rosse grigliate e selvaggina arrosto.

Visita il sito produttore Duca della Corgna.

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