Archivio per marzo 2015 | Pagina di archivio mensile

Ultimamente l’olio di vinaccioli sta diventando sempre più conosciuto anche al grande pubblico tanto che ci sono molti articoli in internet che ne elogiano le sue ottime qualità.

In particolare ci sono due chef di importanza internazionale, stellati Michelin, che utilizzano l’olio di vinaccioli nei loro piatti: l’italiano Enrico Crippa e l’inglese Heston Blumenthal.

Olio di vinaccioli nei piatti stellati

Enrico Crippa, tre stelle Michelin attaccate al petto, è lo chef del ristorante Piazza Duomo ad Alba e fa largo uso dell’olio di vinaccioli in cucina sia per friggere e sia per condire a crudo.

Dopo un suo viaggio a Roma dove ha potuto assaporare un piatto classico della cucina romana, i carciofi alla Giudia, ha rivisitato questo antico piatto per proporlo nel suo ristorante. Il cuoco, giustamente, si è reso conto che spesso la parte più tenera del carciofo si bruciacchiava durante la cottura e che alla fine rimaneva nel piatto troppo olio di frittura. Nella sua testa ha preso subito vita un piatto più leggero ma che ancora raccontava la sua antica storia.

Prima di tutto ha lasciato aromatizzare l’olio di vinaccioli con le parature del carciofo, quindi ha cotto il carciofo sottovuoto in quest’olio a 90° C e facendo diventare i gambi delle cialde croccanti. Le animelle di coniglio, altra tradizione classica, fanno da contorno a questo piatto innovativo ma che racchiude secoli di storia.

Per quale motivo lo chef Enrico Crippa ha scelto proprio l’olio di vinaccioli per i suoi piatti? Il cuoco afferma che sono numerose le proprietà che rendono l’olio di vinaccioli l’ideale per cucinare. Prima di tutto ha un gusto neutro e quindi è facile da aromatizzare con altri sapori, anche delicati ed è sufficiente scaldarlo a 65° C per riempirlo di tutti i sapori.

Tra le sue caratteristiche è di reggere bene il freddo, quindi non si solidifica in frigorifero e lo rende adatto ad alcuni tipi di piatti ed alla preparazione di delicate maionesi.

Per finire, grazie al suo elevato punto di fumo, l’olio di vinaccioli è particolarmente indicato anche per le fritture senza avere gli effetti negativi legati alla frittura stessa.

Anche lo chef Heston Blumenthal è diventato un grande estimatore dell’olio di vinaccioli e ne elogia le sue qualità anche nel suo libro “Heston Blumenthal at Home”.

Lo chef inglese afferma che l’olio di vinaccioli è molto leggero, neutro e privo di aromi. Quindi lo utilizza in tutti quei piatti delicati in cui il sapore dell’olio di oliva potrebbe essere così predominante da nascondere gli altri sapori come le insalate. Inoltre è ideale per la maionese in quanto non contiene sostanza che possono destabilizzare l’emulsione e provocare una separazione degli ingredienti.

L’olio di vinaccioli, nonostante le sue numerose qualità organolettiche, è ancora un prodotto di nicchia in quanto il suo processo di estrazione è difficile e costoso e quindi anche il consumatore finale si rende conto della differenza di prezzo rispetto al classico olio extravergine d’oliva.

È anche vero che il consumatore sta diventando sempre più esigente ed attento alle proprietà dei prodotti che acquista e siamo certi che il mercato legato all’olio di vinaccioli crescerà in modo considerevole nei prossimi anni come sta accadendo in altre parti del mondo come tutto il sud-est asiatico ed in Francia.

Fonte: http://reportergourmet.com/

I sarmenti di vite, ossia i residui della potatura dei vigneti, costituiscono spesso un problema per i produttori in quanto il loro smaltimento è un costo che va ad incidere sui risultati economici di fine anno. Numerosi studi effettuati da importanti università, hanno dimostrato che questi scarti possono essere valorizzati per la produzione di energia e trasformarsi in un reddito per le cantine vinicole che li sanno sfruttare al meglio.

In particolare è possibile valorizzare i residui legnosi delle potature di vite attraverso la produzione di pellet ad alto valore energetico con cui produrre energia elettrica ed energia termica. Oppure è possibile ricavarci un reddito costante semplicemente rivendendo il pellet ad Aziende e privati.

I sarmenti di vite: la situazione attuale

Fino ad oggi questi i sarmenti di vite rappresentano un residuo della lavorazione dei vigneti e quindi necessitano di essere smaltiti come rifiuti. Attualmente vengono smaltiti in due modalità:

trinciatura sul campo e loro interramento, bruciatura.

La trinciatura può andare bene quando il vigneto è sano ed i sarmenti non vanno a costituire una fonte di infezione per il vigneto ma possono essere usati come concime naturale. Se invece la vite è colpita da varie patologie, si rischia di espandere il problema anche alle viti sane.

Proprio per questo motivo alcune regioni obbligano l’allontanamento delle potature dal terreno per prevenire contaminazioni fitosanitarie. Quindi non possono essere utilizzate come concime ma devono essere smaltite da società esterne specializzate e costose.

Molte cantone invece risolvano il problema semplicemente bruciando a bordo campo tutti i sarmenti raccolti nel vigneto. Anche in questo caso molte regioni proibiscono la bruciatura nei campi per motivi legati all’inquinamento dell’aria e per evitare possibili e pericolosi incendi.

A questo punto è necessario trovare una soluzione alternativa in quanto i residui delle potature sono comunque considerati rifiuti che in qualche modo vanno smaltiti nella maniera corretta.

Come trasformare in reddito i sarmenti di vite

Un’alternativa ingegnosa è quella di trasformare i sarmenti di vite per renderli idonei alla produzione di energia. In questo modo non sono più uno scarto che deve essere trattato e smaltito nel modo corretto, ma diventa vero e proprio combustibile.

Secondo gli studi di importanti università, si stima che un vigneto possa produrre dalle 1,5 a 2,5 tonnellate di biomassa umida per ettaro ogni anno. Sono da considerarsi valori medi in quanto questi valori possono variare a seconda della modalità di allevamento e la tipologia del vitigno.

Quindi ogni vigneto può produrre una quantità elevata di pellet che ha anche un elevato potere calorifico. Infatti, sempre secondo studi attendibili effettuati da esperti del settore, dal punto di vista di potere calorifico il pellet di vite ha un potere calorifico di circa 4,6 kWh/kg dopo un adeguato processo di essiccatura. Quindi ogni ettaro producendo annualmente circa 1,2 tonnellate di pellet secco può produrre circa 5.520 kWh/ettaro/anno.

Altro fattore da tenere conto è che i sarmenti di vite risultano ideali per la produzione di pellet grazie al loro basso contenuto idrico e una granulometria uniforme. In questo modo il pellet da sarmenti di vite risulta di qualità elevata.

I vantaggi del pellet di vite

Utilizzare il pellet da sarmenti di vite ha numerosi vantaggi in quanto ha  caratteristiche differenti rispetto agli altri pellet come quello prodotto dagli scarti della lavorazione di legname.

È stato dimostrato, infatti, che il pellet prodotto da tralci di potatura è il pellet migliore sia per le caldaie industriali e sia per le caldaie di uso domestico. In particolare i risultati migliori si hanno con caldaie con mini griglia mobile orizzontale munite di dispositivi per la gestione delle ceneri (magari sistemi automatici) in cui la combustione risulta continua e dove c’è una minore produzione di ceneri.

Un vantaggio per la collettività di utilizzare il pellet di vite per la produzione di energia è un abbattimento di emissione di CO2 nell’ambiente rispetto all’utilizzo di combustibili fossili come il metano e il gasolio.

L’utilizzo del pellet di vite per la produzione di energia

Il pellet di sarmenti di vite può essere utilizzato in due modalità differenti per le cantine che lo producono:

per produrre energia termica con la finalità di riscaldare gli ambienti e garantire il fabbisogno di acqua calda, per produrre in maniera combinata sia energia termica e sia energia elettrica utilizzando determinati impianti di cogenerazione.

Inoltre, dal punto di vista economico, produrre pellet da tralci di potatura può portare alla cantina diversi vantaggi:

può fornirsi di un impianto di cogenerazione per produrre energia termica ed elettrica per il proprio fabbisogno ed abbassare le spese energetiche che hanno un peso rilevante a fine anno, nel caso in cui produca più energia di quanta ne utilizzi può venderla a terzi e quindi avere un ulteriore ritorno economico, può vendere direttamente il pellet sia ad altre Aziende e sia a privati.

Fonte: L’USO ENERGETICO DEI SARMENTI DELLA VITE (Provincia di Treviso) – http://www.venetoagricoltura.org/